Il Gotico

 Introduzione

l'ultima e più importante fase dell'arte medievale europea che interessò a partire dalla prima metà del XII secolo, ogni espressione artistica. Nato nella zona parigina, tra il 1150 e il 1250 si diffuse in tutta Europa. Il Due e il Trecento sonno indicati come l'età d'oro del Gotico; una seconda stagione più tarda definita tardogotico o Gotico internazionale corrisponde grosso modo al Quattrocento   

La pittura nel Gotico

La pittura rimasta lungamente legata alla tradizione bizantina si rinnovò rispetto alla scultura, alcuni pittori riuscirono a superare il vecchio stile producendo pale d'altare (dipinti realizzati sul legno che solitamente si appendevano al muro, sopra gli altari delle navate o delle cappelle laterali, oppure si collocavano sui piedistalli, dietro gli altari maggiori) e crocifissi con immagini assolutamente innovative

Cimabue

Il pittore più importante del Duecento è stato Cenni di Pepo detto Cimabue a lui si riconoscono due meriti fondamentali essere stato un grande innovatore, sicuramente tra i principali del XIII secolo e avere accolto nella sua bottega Giotto che rivoluzionò la pittura occidentale ripartendo da dove il maestro si era fermato. Di Cimabue purtroppo conosciamo pochissimo nei primi anni settanta Cimabue si reco più volte a Roma e fu qui intorni al 1277 che ricevette l'incarico di decorare ad affresco alcune pareti della basilica di san Francesco ad Assisi. Nel 1284  Cimabue dipinse il Crocifisso di Santa Croce
 purtroppo gravemente danneggiato dall'alluvione di Firenze nel 1966 in quest'opera Gesù e ancora mostrato come Christus Patiens, mollemente incurvato lungo il braccio verticale della croce con il volto reclinato e gli occhi chiusi 

Duccio

L'arte di Duccio aveva in origine una solida componente bizantina e una notevole conoscenza di Cimabue quasi sicuramente il suo maestro nei primi anni di attività, alle quali aggiunse una rielaborazione personale in senso gotico, inteso come linearismo ed eleganza transalpini, una linea morbida e una raffinata gamma cromatica. Col tempo lo stile di Duccio raggiunse esiti di sempre maggiore naturalezza e morbidezza e seppe anche aggiornarsi alle innovazioni introdotte da Giotto, quali la resa dei chiaroscuri secondo una o poche fonti di luce, la volumetria delle figure e del panneggio, la resa prospettica. Il suo capolavoro, ovvero la Maestà del Duomo di Siena, è un'opera emblematica dell'arte del Trecento Italiano. Si tratta di una grande tavola  a due facce, anche se oggi si presenta tagliata lungo lo spessore secondo un discutibile intervento ottocentesco che non mancò di creare alcuni danni. Il lato principale, quello originariamente rivolto ai fedeli, era dipinto con una monumentale Vergine con Bambino in trono, circondata da un'affollata teoria di santi e angeli su fondo oro. La Madonna è seduta su un ampio e sfarzoso trono, che accenna ad una spazialità tridimensionale secondo le novità già praticate da Cimabue e Giotto, ed è dipinta con una cromia morbida, che dà naturalezza al dolce incarnato. Anche il bambino esprime una profonda tenerezza, ma il suo corpo non sembra generare peso e le mani di Maria che lo reggono sono piuttosto innaturali.


Simone Martini

è stato un pittore e miniatore italiano, maestro della scuola senese e tra i maggiori e più influenti artisti del Trecento italiano, l'unico in grado di contendere lo scettro a Giotto La sua formazione avvenne, probabilmente, nella bottega di Duccio di Buoninsegna. Ancora giovane e sconosciuto, ricevette il prestigioso incarico di dipingere la Maestà del Palazzo Pubblico di Siena, e da allora la sua fama crebbe senza soste. Lavorò ad Assisi, Roma, Napoli, oltre che, naturalmente, nella sua città natale. Nel 1340 si trasferì ad Avignone, all'epoca sede del papato, dove morì nel 1344, lasciando una forte influenza anche nel mondo dell'arte gotica francese. La Maestà del Palazzo Pubblico di Siena, grande affresco  è una sorta di omaggio alla Maestà del Duomo di Siena di Duccio di Buoninsegna, dalla quale riprende l'impostazione Maria e il Bambino al centro seduti su un trono, teoria simmetrica di santi ai due lati con in primo piano i protettori della città, l'uso di una fonte di luce unica per la resa dei chiaroscuri, l'uso di una prospettiva diretta piuttosto che inversa, e l'angolazione variabile con cui sono rappresentati i personaggi da frontali ad altamente profilati, caratteristiche queste ultime che Duccio stesso aveva ripreso da Giotto. Anche il realismo figurativo e persino le fisionomie di molti santi rimandano all'opera di Duccio.








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